Chi sono io?

Basta guardare le mie mani per capire che ho il callo della scrittura

(io-me)

So che ve lo state chiedendo…

Ma insomma, questa Laura, chi è?

Partiamo dall’inizio.

Agrigentina, classe 1980, trapiantata a Roma.

Sono Laureata in Tecnica Pubblicitaria e Belle Arti. Ho sempre saputo di voler “comunicare” ma per un bel po’ di tempo non ho avuto le idee chiare sul cosa o come. La scrittura però c’è sempre stata, in sordina, come modo per esprimere quello che di me non mi era chiaro. Tutti i pensieri confusi che, dall’infanzia fino all’età adulta, mi sono passati per la mente si precisavano per magia appena prendevano forma sulla carta. Questo ovviamente non faceva di me una scrittrice, ma solo un’ingenua appassionata. Però non ero malaccio, così per un po’ di tempo ho collaborato col quotidiano La Sicilia, scrivendo articoli di cultura, tendenza e spettacolo. E però quando si è uno spirito libero, ci si accorge presto che il lavoro di redazione presuppone compromessi che non sempre si è disposti ad accettare. La scrittura “mercenaria” al servizio di fatti, prodotti e notizie, non solo non rispecchiava quello che ero e volevo fare, ma frustrava le mie inclinazioni. A quel punto sapevo che volevo scrivere, ma non a quel modo e a quelle condizioni.

Che è successo poi? Niente, mi sono messa a insegnare perché nella vita s’ha da campare. La scrittura era tornata a essere una passione che coltivavo per me. Espressa al massimo in qualche considerazione sul mio blog. C’era gente che diceva che ero brava. C’era gente che si emozionava con le mie storie. Mie sul serio perché lì parlavo quasi esclusivamente di me.

Poi è iniziato il mio “periodo nero”. Ora va bene farsi i cazzi miei ma star qui a spiegarvi sarebbe davvero troppo. Vi basti sapere che a quel punto avevo dentro tanta di quella distruttiva emozione che solo la scrittura ha potuto salvarmi. E le pagine di un blog non bastavano più.

Contrariamente a quella che è la prassi, partire dai racconti per arrivare al romanzo, io ho scritto un romanzo. Ingenuo, incompleto, a distanza di anni addirittura patetico. Nessuno lo pubblicherà mai perché il suo posto è nel mio cassetto. Deve star lì perché comunque un suo senso ce l’ha. Quando ho messo la parola fine a quelle 150 cartelle di deliri da anima in pena, ho capito che mi ero liberata di un fardello che per anni aveva bloccato la mia capacità di riuscire a scrivere altro da me. E allora le storie hanno iniziato a parlarmi insieme a una moltitudine di altri personaggi che mi chiedevano di scrivere e scrivere, dargli voce in qualche modo. Ecco, ho iniziato a farlo.

Così sono arrivati i racconti, e i primi riconoscimenti.

A ben pensarci il primo piazzamento l’ho ottenuto con una poesia. Laura poetessa? No, ne ho scritta solo una, ma a quanto pare era materiale buono.

Poi, mentre inviavo racconti su racconti, è arrivata la svolta. Il momento in cui ho capito che la scrittura era stata solo un tramite per avviarmi alla strada che volevo percorrere davvero. Ad agosto del 2009 ho partecipato (selezionata insieme ad altre 29 persone tra più di 800 richieste) al primo Laboratorio di Scrittura Creativa Mondadori (potete trovare qui il diarietto semiserio di quei giorni)

Illuminazione. Sì, scrivere è bello ma l’editing lo è ancora di più!

Già da un po’ intrattenevo assidue conversazioni con altre scrittrici sparse sul web, hanno iniziato a inviarmi i loro romanzi e i loro racconti. Io li leggevo e segnalavo ciò che a mio avviso poteva essere migliorato. Mi piaceva. Molto più che scrivere, anche se alle mie storie non avrei mai rinunciato.

Così ho composto altri racconti, è arrivato il secondo posto al Nero Premio e la successiva richiesta da parte loro di entrare nella giuria. Gioia e goduria. Non potevano rendermi più felice. Armata di penna rossa ho iniziato quest’avventura. E di giurie se ne sono aggiunte altre, mentre certa di aver capito cosa chiedere alla vita, mi sono trasferita a Roma per frequentare la Luiss Writing School, un master in scrittura creativa con un indirizzo di editoria molto professionalizzante. Ho imparato a correggere le bozze come fa la gente seria e acuito ancora di più il senso critico nei riguardi dei testi.

Imparando come migliorare ciò che altri avevano scritto, anche quello che usciva dalla mia penna  ha iniziato a funzionare meglio e così è successo che adesso in qualche antologia è possibile trovare un mio racconto (troverete tutto nella sezione tracce di me quando prima o poi deciderò di mettere a posto anche quella).

Questa è, molto in generale, la mia storia. Spero, data la mia proverbiale distrazione, di non aver dimenticato nulla.

Ho tralasciato, ovviamente di parlarvi di tutta la serie di catastrofiche patologie che la svolta dell’editing mi ha causato. Perché quando l’occhio si educa alla caccia, questa diventa una costante imbarazzante. Lo ben sa chi si è ritrovato con me dentro una libreria o, meglio ancora, a qualche fiera. Io sono quella che apre i libri, trova un impaginato poco elegante e li richiude inorridita. Sono arrivata anche a farmi venire il mal di pancia per DUE punti esclamativi messi di fila. Piango per il triste destino di vedove e orfane. Ho un occhio millimetrico per il track. Ecco, ve l’ho detto. Ma solo dall’esplicitazione dei sintomi è possibile comprendere la mia missione. Io voglio intorno a me libri belli. Non solo per quello che dicono, ma anche per come si presentano. Aspetto che purtroppo la nostra editoria, e parlo di piccoli e grandi nomi, tralascia puntualmente. Ne converrete che è un’impresa difficile, ma io nel mio piccolo non ho paura di intraprenderla.

19 pensieri su “Chi sono io?

  1. salvo figura ha detto:

    Mi piace la tua biografia dei “Cazzi tuoi” come dici e il tuo percorso di vita e professionale. Spero di poterti inviare qualche mio racconto per un editing ma comincia a piacermi anche editare gli altri per cui… be’ vorrei lavorarti a fianco.
    Salvo
    P.S. Sempre per “i cazzi miei”, faccio tutt’altro lavoro:sono un Rianimatore salvavita ospedaliero. Visita il mio blog

    "Mi piace"

  2. cristina venneri ha detto:

    Ciao Laura,
    mi congratulo con te per l’accortezza con cui hai saputo gestire il tuo iter lavorativo. Molto spesso, soprattutto nell’arte, si commette l’errore di soffermarsi all’istinto primo piuttosto che rendersi conto delle proprie reali attitudini e amplificarle.
    Mi trovo d’accordo con molti dei princìpi che hai esposto.
    Io sono una giovane scrittrice alle prime armi e sto cercando di scrivere il mio primo romanzo, anch’io saltando la fase dei racconti. E anch’io sento che si tratta più che altro di una chiave per sbloccare ulteriori meccanismi.
    Al momento sto collaborando con una rivista di editoria online, per la quale recensisco libri e inizierò a pubblicare, a breve, il mio romanzo in una formula inconsueta e sperimentale.
    Per il momento continuo a pensare di voler scrivere!
    Ti leggerò con piacere.
    Buona fortuna,
    Cristina

    "Mi piace"

  3. Raimondo Moncada ha detto:

    Laura (mi permetto di darti del tu!) complimenti per la tua attività, i tuoi blog e il tuo prezioso sostegno agli scrittori. Sono passato da queste parti per caso, spinto dalla curiosità di approfondire la tua conoscenza dopo aver letto l’interessante intervista rilasciata a Penna Blu. Con grande sorpresa e piacere ho scoperto di essere non solo tuo “conterrone” ma di avere anche qualcosa d’altro in comune.
    Da giurgintano a giurgintana, un caro saluto dalla terra del sole.
    Raimondo Moncada

    "Mi piace"

  4. carlo ha detto:

    “E allora le storie hanno iniziato a parlarmi insieme a una moltitudine di altri personaggi che mi chiedevano di scrivere e scrivere, dargli voce in qualche modo…”
    Ciao laura. Piccola domanda apparentemente impertinente: possibile che al plurale dobbiamo rassegnarci a usare il “gli” di terza persona singolare, abbandonando il “loro” e uniformandoci all’uso della massa ignorante? Stammi bene e se avrai tempo per rispondere a un modesto correttore di bozze, te ne sarò grato eternamente, o giù di lì 🙂

    "Mi piace"

  5. Laura Platamone ha detto:

    Trovo il tempo per guardare i telegiornali figurati se posso rinunciare a rispondere a “un umile correttore di bozze”! Detto questo, sono contro l’uso selvaggio della lingua ma anche contro l’estremo purismo. Come in ogni cosa bisogna distinguere un tono, un registro, ecc.
    Sul mio blog mi sono pronunciata spesso in modo informale e chi lo frequenta sa bene che il più delle volte parlo qui come parlerei al bar tra amici.
    In questo post in particolare ho raccontato di me senza fronzoli, “biografia dei cazzi miei” l’ha definita qualcuno con un certo acume. Quindi ovvio che, pur essendo un editor, non me la sento di rivolgermi a voi come una sorta di accademico dell’800.
    Spero di aver soddisfatto la tua curiosità chiarendo che la mia è stata unicamente una scelta di registro e non una uniformazione alla dilagante imprecisione linguistica. D’altronde trovo odiosa l’abitudine di certi scriventi a mantenere un appiattimento linguistico su quello che credono essere un tono alto anche se stanno dando voce a un dialogo tra due agricoltori della bassa padana…

    "Mi piace"

  6. Laura Platamone ha detto:

    Un altro fattore importante quando si sceglie un registro è la coerenza, e quindi mi permetto di segnalare che “perké” non sta né in cielo né in terra!
    Sarebbe più esatto scrivere xkè, con l’accento sbagliato ché figurati se uno che scrive al risparmio sa pure come va messo! 😉

    "Mi piace"

  7. Angela ha detto:

    Ciao Laura, sono anche io una conterrona piuttosto giovane e vagando in una selva oscurata da tanti dubbi sono finita nel tuo blog… ma leggendo la biografia “dei cazzi tuoi” ho iniziato a vedere un po’ di luce! Complimenti veramente grandi per come sei riuscita a dare un indirizzo alla tua vita e alla tua passione, probabilmente mi farò un giretto sul blog a caccia di consigli utili, sono sicura che saranno tanti!
    Un saluto da un’altra affetta da sindrome della maestrina:-)

    "Mi piace"

  8. Ele ha detto:

    ciao Laura, sono approdata qui per caso. Volevo chiederti: che consiglio dai a chi ha un manoscritto che vorrebbe vedere pubblicato con una casa editrice seria? Grazie.

    "Mi piace"

Lascia un commento