Scimmiette con intrusi

Venerdì scorso – il 21 giugno – era la “notte bianca dei libri”. L’iniziativa “Letti di notte” ha aperto le porte di decine, forse centinaia, di librerie indipendenti, in Italia e non solo.

Presentazioni e reading “fuori dall’ordinario” nei quali, sia le modalità sia le opere proposte dovevano essere “non convenzionali”.
E cosa c’è di più inconvenzionale delle Scimmiette di Mare?!
Quindi, una rappresentanza degli autori della raccolta, capitanata dalla Mamma e armata di maschere da primati radioattivi, banane e noccioline (se non ci credete guardate la foto), ha invaso i bellissimi spazi della libreria Rinascita di Viale Agosta a Roma.

Ora, potrei raccontarvi com’è andata la presentazione, quanto è stato bello trovare (e ritrovare) amici con i quali gli scambi sono, purtroppo, quasi sempre virtuali, ridere e scherzare di questo progetto nato per caso e che, tra vicissitudini varie di mala editoria, ha finalmente trovato una sua compiutezza, divertirsi insieme a un pubblico fatto, come spesso accade nelle presentazioni, di pochi ma buoni (anzi buonissimi direi!). Ma la verità è che finalmente, dopo mesi passati a raccontarvi dei miei progetti, i miei libri, il manualozzo, l’estenuante tour de force su e giù per l’Italia per star dietro a tutte le fiere del maggio dei libri (ma anche aprile e giugno!), è arrivata l’ispirazione per un post diverso, un post di utilità, uno di quelli che dicono cosa non va in questo sistema maledetto dell’editoria. E stavolta tocco un argomento che non ho mai affrontato prima e spero vi interesserà.
Oggi si parla di SIAE.
Che c’entra con le scimmiette vi starete chiedendo? C’entra eccome! Perché ieri sera, nel bel mezzo della presentazione del volume, due loschi figuri si sono palesati in libreria. Prima aggirandosi con fare furtivo tra gli scaffali, poi tendendo l’orecchio verso la nostra postazione, infine manifestandosi nella loro vera natura: agenti, ispettori, prezzolati, scagnozzi (non so quale sia la qualifica ufficiale) della SIAE.
Insomma, questi due “alieni” in uscita straordinaria erano stati inviati dall’astronave madre a vegliare sulla salvaguardia terrestre del diritto d’autore durante la presentazione. Ma vi spiego meglio. Il più loquace dei due stringeva in pugno una mail inviata da una qualche sede centrale della SIAE con un elenco di librerie in cui, quella sera, si sarebbero svolte presentazioni. Elenco di facile reperimento visto che sul sito dell’iniziativa “Letti di notte” c’era un programma di tutti i locali coinvolti. Qualcuno si è quindi preso la briga di individuarle e suddividerle tra questi ispettori in uscita straordinaria.
Dall’alto del trespolo sul quale ero seduta a scimmiottare in compagnia dei miei fidi compari che invece stavano belli disposti su un comodo sofà, vedo un amico che mi fa cenno di raggiungerlo dal fondo del locale. Irritata di dover abbandonare la mia postazione, dall’alto di 15 centimetri di zeppa e con la leggiadria di un rinoceronte alla carica, mi avvio e mi unisco alla combriccola composta dai due tizi, il mio amico e il proprietario della libreria.
Senza girarci troppo intorno vi svelerò, adesso, cosa facevano i due alla mia presentazione, così come – ho buone possibilità di credere – nella stessa sera, altri loro colleghi abbiamo fatto in altri eventi di altre librerie.
Insomma, seguendo le indicazioni contenute nella mail inviata dalla centrale, andavano in giro ad assicurarsi che nessuna di quelle presentazioni violasse il diritto d’autore. Violare il diritto d’autore? Con un reading letterario?
Sì, a quanto pare è così: se tu autore vuoi leggere la tua opera in pubblico rischi che arrivi la SIAE a chiedere un contributo. Perché loro devono tutelare te e la tua arte. E, il contributo – a detta loro – spetta da pagare alla libreria che gentilmente ti ha messo a disposizione i suoi spazi o all’editore che, in effetti, per l’utilizzazione della tua opera ha già previsto dei corrispettivi come da contratto.
Io sono esterrefatta. L’uomo parla di una presentazione con lettura di un paio di spezzoni del proprio racconto da parte dell’autore stesso, come se fosse un concerto d’opera all’Arena di Verona, un grande spettacolo con musica, canti e balli che nemmeno a carnevale (e sì che noi le maschere le avevamo pure) e continua a enunciare cose come reading letterari, diritto d’autore e contributo di 43 Euro.
Poi però, quando già malediciamo la situazione che ci sta rovinando la festa, dalla bocca del tizio esce un accostamento che ci illumina di speranza. Dice qualcosa che suona più o meno così: il contributo è obbligatorio per la presentazione di opere depositate alla SIAE. Depositata alla SIAE? Ma di che stiamo parlando? Quale editore deposita i propri testi in SIAE? Noi no di certo! E quindi, per me, la questione si è chiusa lì, nonostante lui abbia lo stesso preso i riferimenti dell’opera per effettuare un fantomatico quanto inutile controllo. E però, esposta la cruda realtà dei fatti, secondo me è il caso di spendere qualche riga di riflessione sulle implicazioni surreali dell’accaduto.
Che la SIAE sia un carrozzone di burocrazie inutili e inefficaci non lo dico io ma è un rumors piuttosto diffuso in rete. Non sto esprimendo giudizi o svelando alcun arcano mistero. Ma ci sono due punti sui quali vale la pena di spendere qualche parola in più:
1- Se tu autore depositi la tua opera alla SIAE (la società che dovrebbe tutelare i tuoi diritti) in verità stai rinunciando alla possibilità di farla conoscere attraverso il canale della lettura pubblica. Lettura fatta da te per il tuo pubblico. Perché un libraio che debba pagare 43 euro per ospitare la tua presentazione, dovrà vendere almeno 15 libri per poterci guadagnare qualcosa e, anche se non sono molti, sappiamo che una presentazione media difficilmente gli consentirebbe di coprire la spesa. E allora cosa fa? Lavora per beneficenza? Fa volontariato? Non credo proprio…
2 – La SIAE  parla di reading letterari ma in verità a loro non interessa affatto se del libro si facciano letture o no. L’unica cosa che hanno detto i due impiegati è che, se ci sono un libro e un evento associato, il contributo è dovuto. Questo almeno è quanto ci hanno comunicato a voce ma sono certa che in questo meccanismo l’arbitrarietà la fa da padrone. Se io volessi usare un libro sull’editoria (giusto per fare un esempio) come gancio per un dibattito sull’editoria stessa senza però leggerne un rigo, cosa mai potrebbe venirmi a chiedere la SIAE? E posto che anche lo leggessi, ma che vogliono da me quelli? Vogliono che se io autore ho speso 131 euri per depositare presso di loro il mio capolavoro, possa essere certo che lo stanno tutelando perbene. Eh sì, proprio per bene…
Tra l’altro facendo una rapida ricerca sulla faccenda nel loro sito, giusto per capire in effetti di cosa stavamo parlando, mi rendo conto che il contributo da loro richiesto è relativo alle opere iscritte al registro OLAF. Io non sono un’esperta e quindi potrei pure sbagliarmi – e se mi sbaglio venite pure a spiegarmi com’è che davvero funziona – ma l’idea che mi sono fatta è questa: poiché la SIAE versa notoriamente in brutte acque, perché è un’istituzione obsoleta che agisce poco in tutela e troppo in riscossione, senza che i contributi siano poi equamente versati come dovrebbe essere, e cerca piuttosto di arraffare il necessario per mantenere il sistema, ha capito che il modo migliore per batter cassa è quello di prendere le cose alla larga. E uno dei modi per farlo è lo scrittorino imberbe che imparanoito dalla possibilità che qualcuno possa plagiare il suo capolavoro prende la malsana decisione di registrarlo alla SIAE, sezione OLAF appunto, ovvero quella per il deposito delle opere inedite. 131 euro e possiamo stare certi che dormiremo sonni tranquilli perché la nostra opera ora è in buone mani. Buone mani un corno, perché l’inghippo sta tutto lì. Se invece che le scimmiette noi avessimo presentato il testo di un autore che, in tempi non sospetti, l’aveva depositato alla SIAE allora, pur senza magari saperne nulla, ci saremmo ritrovati a dover pagare quel contributo. Ma è possibile che un editore non sappia che il testo che pubblica è registrato alla SIAE? Beh sì se l’autore non lo dice… Ma è davvero strano però perché, tra i compiti elencati nella web page della sezione OLAF ci sta anche la seguente dicitura:

La SIAE tutela anche la riproduzione a stampa delle opere letterarie, attraverso la vigilanza sui contratti di edizione che le sono affidati dagli autori. Essa prevede l’obbligo del contrassegno SIAE su tutti i volumi e l’adozione di formule contrattuali secondo la normativa di legge sul contratto di edizione.

Quindi se l’autore ha depositato, la SIAE diventa quasi una “controparte” del contratto di edizione. Tutto ciò mi crea parecchia confusione perché io non sono nè un legale, nè un giurista, nè un esperto di diritto d’autore, ma la cosa mi puzza e di certo non mi convince. Non è che per caso un contratto editoriale di un’opera sulla quale comunque la SIAE dovrebbe vigilare, in assenza di questa “vigilanza”, possa essere ritenuto nullo? Azzardo eh! Non ne so nulla. Ma l’unica cosa che mi viene da dire è che in un’epoca in cui le alternative per tutelarsi esistono e sono valide e note, affidarsi a gente che se ne va in giro a mettere i bastoni tra le ruote ai librai volenterosi che aprono i loro locali al pubblico, agli editori che fanno editoria indipendente e di qualità e agli autori stessi che invece dovrebbero essere gli unici tutelati, mi sembra proprio una scelta discutibile.

E qui la chiudo perché ho scritto fin troppo. Ma mi interessa sapere cosa ne pensate e se per caso avete avuto esperienze in merito.
Alla prossima!

10 pensieri su “Scimmiette con intrusi

  1. queenseptienna ha detto:

    Io dico solo che non ho parole per la ridicolaggine della situazione.
    Sul serio, è surreale XD mi sto vedendo questi due che come due ninja de no atri zampettano in gran segreto da una libreria all’altra urlando TA DAAAAAANNNN!

    "Mi piace"

  2. il Venditore di pensieri usati ha detto:

    Se mi lasci citare Franco Forte, un autore, per tutelare la propria opera, non deve fare altro che mandarne una copia a se stesso tramite raccomandata a/r e non aprirla mai. In caso di controversia vale la data del timbro postale. C’è altro da aggiungere? Cosa centra la siae, se l’opera non è registrata?

    "Mi piace"

      • Vlad 'Sator' Sandrini ha detto:

        Io di solito chiedo il timbro a data certa direttamente su un plico. È pratico solo per plichi fino a una quindicina di pagine o poco più, perché più sono le pagine più diventa un incubo timbrare e firmare fra l’una e l’altra, ma se il tutto è tenuto bene non c’è bisogno di dissigillare una busta di fronte a un magistrato, si può leggere ogni volta che serve.
        A leggere il post, i due mi sono sembrati alla stregua di Croup e Vandemar di Nessun dove 😀

        "Mi piace"

  3. Ema ha detto:

    basta cercare un po’ in giro: su molte “guide per lo scrittore alle prime armi” si trova come buona regola di registrare SEMPRE alla SIAE prima di inviare un manoscritto, cartaceo o digitale che sia. E quindi…

    "Mi piace"

  4. Mara Pantanella ha detto:

    Ciao Laura io la Siae la conosco bene perché ho seguito e seguo il blog di Guido Scorza, che è stato anche mio ospite alla scorsa edizione del Salone dell’Editoria Sociale. Inutile dire che sono assolutamente d’accordo su tutto ciò che hai detto. Ma, di più, ti voglio ringraziare perché, appunto, tra gli inediti che mi sono giunti finora, qualcuno ha già registrato alla siae (penso anche qualcosa di ciò che è già in pubblicazione). Lo terrò a mente perché questi sciacalli te li puoi ritrovare tra i piedi quando meno te l’aspetti. Cmq lo trovo aberrante. Ma quali mezzucci…

    "Mi piace"

Lascia un commento